Gianni Govoni ha iniziato a montare a cavallo a 10 anni e a competere a livello internazionale da teenager. Soprannominato the Master of Faster a sottolineare la sua caratteristica principale (quella di essere molto veloce tanto che il suo particolare modo di far galoppare i cavalli è inconfondibile e in grado molto spesso imbattibile), Govoni seguì le impronte del padre e dello zio (commercianti di cavalli) nel mondo dell’equitazione. Il campione azzurro è ed è sempre stato un fenomeno di tecnica, conoscenza, applicazione, sacrificio, lavoro e soprattutto di grande talento.

Talentuoso fin dall’esordio (non gli piaceva studiare, quindi il padre l’ha messo a lavorare con i cavalli: “Ne montavo tanti, tantissimi”), la sua bravura fu notata da Raimondo d’Inzeo (a Piazza di Siena) e questo cambiò il corso delle cose. Raimondo infatti, all’epoca tecnico federale, si rivolse senza mezzi i termini al padre di Gianni per chiedergli se aveva intenzione di lasciare che il figlio usasse tutto quel talento per diventare un vero cavaliere (sotto la sua guida), oppure se voleva che restasse un semplice commerciante. Fu così che Gianni entrò nel gruppo dei cavalieri di interesse federale che faceva base ai Pratoni del Vivaro (nei pressi di Roma), dove Raimondo d’Inzeo riuscì ad incanalare tutto il talento dentro l’equitazione sportiva. Il grande tecnico Henk Nooren, riconosciuto come uno dei migliori al mondo, completò l’opera (una volta disse di Gianni: “Ogni volta entra in campo ogni volta per spaccare il mondo, …”).